Way of the cross -seventh station
Le figurine mi davano una sensazione di serenita’ infinita, come si
immagina debba essere il Paradiso.
Altre cose mi avrebbero dato questa impressione e molte altre me la
daranno ancora, ma in poche cose ricordo una sensazione così netta di
bellezza, di serenità, quel colore grigio ma operoso e positivo che è
nell’aria le mattine d’ottobre.
E durante una di quelle mattine d’ottobre, quando durante il tragitto
verso la scuola mi fermavo a guardare avidamente la vetrina dell’edicola,
sarebbe dovuta uscire un’altra edizione di una raccolta di figurine che
la Panini chiamava ‘’Campioni dello Sport’’.
Era la mia preferita. Più di quella benemerita e diffusissima dei
calciatori.
I Campioni dello Sport erano più freschi; le figurine davano la
sensazione di portarti lontano, in America, in Australia, in luoghi
comunque affascinanti in cui tutto doveva essere leggero, eroico, le
giornate sempre piene di sole, estremamente luminose ma non accecanti.
Tuttora ricordo perfettamente alcune figurine.
Quella di Davenport, per esempio, ostacolista americano vincitore a
Messico ’68, mi fa ancora venire la voglia di programmare un molto
yuppistico coast-to-coast da NewYork a LosAngeles, avendo la sensazione di
non poter incontrare altro che luoghi di sogno e splendidi atleti
gareggianti e sorridenti.
In questo di clima di adolescenza contestataria e di pomeriggi nebbiosi
ma sereni, mi accingevo, pero’, a completare un’altra raccolta di
figurine, la mia prima raccolta di figurine seria, ‘’Animali’’.
Codesta collezione mi fece anche intraprendere una delle prime lotte
casalinghe durante le quali imparai ad apprezzare i toni sempre realmente
umili di mio padre ed invece ebbi a che fare, una delle prime volte, con
la rigidità morale di mia madre.
Ed oltretutto, date le non dorate acque nelle quali navigava la mia
famiglia in quel periodo , si venne pure ad inserire un dibattito
economico, al di là di quello sulla liceità morale delle figurine;
insomma, è lecito o no spendere tanti soldi per le bustine?
Alla fine, come è ovvio , prevalse il senso democratico già molto
diffuso nella nostra casa ed io potei tranquillamente iniziare la mia
collezione.
Che mi apparve subito assolutamente meravigliosa.
Piena di fotografie ben fatte, colma di illustrazioni, ricca anche di
indicazioni e di notizie, era il mio fiore all’occhiello, chè non solo
la collezionavo con buon successo ma ero anche diventato un esperto nel
riconoscimento delle varie immagini ed anche un po’ di animali in
genere.
Questo, a dire il vero, non poteva essere considerato un trionfo, dato
il livello dei miei amici ma, bene o male, ne ero orgoglioso allora e ne
sarei orgoglioso anche adesso.
Insomma, respiravamo un bel clima. Io non avevo certo molti soldi,
però, come ho già detto, dovevo arrangiarmi e dunque mi arrangiavo.
Talvolta fregavo i soldi a casa, talvolta a mio fratello, talvolta ero
riuscito effettivamente a far su un po’ di soldi ma comunque all’evento
dellìacquisto della bustina di Animali si arrivava sempre.
Come avrei potuto finire quella raccolta, certo, era per me un mistero;
prima o poi, lo sentivo in cuor mio, avrei dovuto far conto sulle mie
superiori capacità di lettura che mi permettevano di sfruttare la
possibilità di ordinare le figurine mancanti come era indicato nella
terza di copertina: queste erano indicazioni veramente al di sopra delle
possibilità della maggior parte dei miei compagni di cordata.
Loro, però, avevano le figurine: ne avevano tante, avevano tante
doppie e le davano via molto difficilmente; Dio sa quanto avrei cambiato
le mie chances con le loro!
Non avevo neanche imparato a giocare bene a "pitina" proprio
per il fatto di non avere la materia prima! Che schifo!
Loro erano proprio lì, cinque metri fuori dalla bottega, tutti
incollati al muro ed intenti all’attivita’ piu’ importante delle
nostre giornate: la partita di pitina: consisteva nel lanciare a turno le
proprie figurine contro un muro da una linea prestabilita distante qualche
metro: chiunque riusciva, di rimbalzo, a far cadere la sua figurina sopra
una qualsiasi delle altre gia’ a terra, le prendeva tutte.
‘’-Pitina!
‘’-No, non tocca!"
‘’Sì che tocca, deficiente!"
"Ma va a cagare, stronzo!
Quel Ma quel giorno, pero’, era diverso, non mi sentivo frustrato nel
guardarli ed anzi, aspettavo solo il momento giusto per agire!
‘’Un pacchetto di Animali!’’ - gridò Roberto entrando nell’
edicola, che era in realta’ una bottega come ce n’erano montagne negli
anni ’60; piccola e piena zeppa di roba, vendeva praticamente un po’
di tutto, tanto che in paesini piccoli si chiamava, appunto, ‘’ la
bottega’’ e, spesso, rappresentava non solo il punto di riferimento
per gli acquisti piu’ vari, ma era anche il punto di ritrovo delle
persone del luogo.
La giovane commessa, che cominciava a stancarsi, gli diede il pacchetto
e disse, rivolgendosi a tutti noi, -‘’Avete deciso o noi cosa
comprare? Non ho mica tutto questo tempo, io!’’
‘’Taci - disse Roberto, strafottente non certo per capacità o per
coraggio, ma solo perché sfruttava l’amicizia di suo padre con la
padrona della bottega; -‘’io compro quello che voglio e lo compro
quando voglio!
La ragazzina borbottò qualcosa, incapace di reagire e fece il gesto di
mandarlo a quel paese. Roberto si allontanò un poco ed aprì il
pacchetto.
Non fece subito quegli sciocchi gesti di esultanza ne’ tirò i
canonici moccoli da sconforto in seguito a ritrovamento di ennesime doppie
ma si scostò ancora un poco, quasi a voler riflettere su qualche cosa,
poi mi venne vicino e mi sussurrò all’orecchio:
‘’-Ho trovato la tigre!’’
La mattina di un paio di giorni prima era iniziata una giornata
speciale a casa mia. Erano venute le zie di Tora e la giornata era
trascorsa tra i soliti complimenti per quanto eravamo cresciuti, le
congratulazioni per come andavamo a scuola e chi più ne ha più ne metta.
Le solite scempiaggini, insomma, le solite cose; ma alla fine del
pranzo, mentre mamma era restata in cucina per il caffè e noi si era
tutti nel salotto a chiacchierare, zia Dora mi aveva chiamato.
‘’-Peppè, vieni qua!’’
Io l’avevo seguita convinto che volesse rivelarmi qualche segreto ma
naturalmente non era così: come tutte le zie di tutta la terra quando
vanno a visitare i nipotini lontani, voleva semplicemente darmi dei soldi.
Semplicemente?
Quell’elargizione per me fu un po’ un lascito, un’apertura di
credito incondizionato che faceva di me un ragazzo felice, diverso, a cui
improvvisamente si aprivano infinite possibilità!
500 lire, Dio mio!
500 lire erano veramente tante, sarebbero state tante anche per i miei
amici che avevano sì più soldi di me ma non sguazzavano certo nell’oro.
Venticinque pacchetti di Animali, questa era l’idea che avevo in
mente, centoventicinque figurine in un colpo unico e tutti gli altri a
schiattare di invidia, la possibilità concreta di trovare moltissime
figurine mancanti e, se Dio mi avesse assistito, qualche pezzo da novanta
per fare scambi memorabili; e poi, in ogni caso, il fatto sarebbe rimasto
per sempre nella storia della nostra banda.
Altroché il figlio dell’ufficiale postale, intelligente ma povero!
Era finalmente arrivata l’ora della rivincita.
La tigre, però, mi aveva spiazzato completamente. Che dovevo fare?
Rinunciare ai venticinque pacchetti e fare il colpo gobbo?
Oggi in questi casi mi dico a voce alta: pensare velocemente!
E nella maggior parte dei casi mi riesce pure!
Ma quel giorno reagii assolutamente d’istinto: m’avvicinai a lui
con passetti brevi e gli dissi a voce bassissima: ‘’-Mi vendi la
tigre?’’
‘’Piano, hey! Ce li hai i soldi?
‘’Certo che li ho, se ti dico che te la compro io, vuol dire che li
ho!’’
‘’-Ma sai quanto costa?’’
‘’-Non ti preoccupare, i soldi li tiro fuori.’’
Quanto sarebbe potuta costare la tigre? Di solito le figurine venivano
scambiate per altre figurine ma qualche volta si potevano toccare anche i
soldi; in genere 20 lire per una figurina buona (il prezzo di un pacchetto
) erano il prezzo giusto, ma si poteva arrivare anche a 50 lire per
qualche figurina veramente rara; se poi c’erano delle cose veramente
storiche in ballo, si sarebbe arrivati perfino alle tre cifre!
Ero prontissimo!
La televisione trasmetteva la tappa del giro ed il padre di Andrea era
sorpreso dal fatto che noi non stessimo guardando.
‘’ Papà, cose grosse, oggi non abbiamo tempo per il giro!’’
La stanza, già caldissima, cominciava a ribollire letteralmente.
C’eravamo spostati a casa di Andrea, anche lui un proletario
purosangue, figlio di postini ma con una grande casa a disposizione.
Uno stanzone praticamente inutilizzato, in cui vi era un goffo
tavolaccio nel mezzo, qualche vecchissima sedia che stava sconsolata
appoggiata ai muri ed altri oggetti di vario genere, tutti senza apparente
nesso logico erano gettati qua’ e la’ ed un logico odore di polvere
aleggiava dappertutto .
Noi, a dire la verità, in quella stanza ci stavamo decisamente bene:
di solito la usavamo per i nostri dibattiti sulle vicende ciclistiche ma
quel giorno l’aria era decisamente più pesante.
Ebbi subito la sensazione che qualcosa non andava, anche se non mi
rendevo conto bene di cosa avvertissi; era come se un’aria di complotto
o anche solo qualcosa di vagamente avverso fosse gia’ dentro di me.
Certo e’ che mi sentivo pesante, caldo, più piccolo di quello che
ero e gli altri mi sembravano parlare velocemente, troppo forte e troppo
esaltati nei toni.
Ma io avevo le 500 lire. Il piano era troppo buono per fallire.
‘’Allora, da quanto si comincia?’’ -aprì Guido, che non c’entrava
niente ma poteva sempre dire la sua in virtù delle sue capacità
intellettuali superiori alla media del gruppo.
-‘’Ho sentito che 50 va bene in questi casi,’’ - dissi
timidamente io.
-‘’Ma sei pazzo?’’ - sbottò violento Andrea, che era sempre
estremamente timido ma che in casa sua diventava un leone.
-‘’Beh, forse per la tigre anche 100 ......
-‘’Certo che anche 100, certo che sì , cosa si dà via la tigre
per niente?
-‘’Beh, 100 non è niente……
-‘’Comunque per 100 non ci sto, neanche per sogno!- protesto’
gagliardamente Roberto.
-‘’Va bè , 150!
Mi sentivo ancora forte; la situazione non si era messa al meglio , ma
io avevo 500 lire in tasca , altro che 150! E poi con la tigre avrei
vissuto di rendita morale per 3 anni!
Però loro insistevano :
-‘’150 , tu che dici?’’
-‘’Per me sono pochissime.’’
-‘’Anche per me.’’
-‘’Tanto non ci sto comunque - tagliò corto Roberto che era
comunque il proprietario della tigre – ‘’vogliamo cominciare a fare
seriamente? Qualcosa intorno alle 300?
-‘’Ma sono un sacco di soldi , un sacco di bustine .....
-‘’Ma sei pazzo? Sai cosa vale la tigre?
-‘’Beh , ma ...
-‘’Allora?
-‘’Allora, 350!
Trecentocinquanta lire erano tanti soldi; intanto stavo per arrivare al
limite delle mie possibilità e poi cominciavo ad avere la sensazione che,
comunque, chiudere la vicenda non sarebbe stata tanto facile e neppure
tanto veloce.
D’altro canto non potevo guadagnare tempo perche’, chiaramente, ero
anche in inferiorità psicologica.
Cominciavo a sentire il desiderio di abbandonare, di chiedere una
pausa.
-‘’Io dico che si deve andare sulle 400!’’
-‘’Non è possibile!’’ - tentai di reagire.
Non l’avessi mai fatto! Stavolta fui investito da una vera e propria
aggressione a colpi di chi ti credi che siamo, se pensavo che non
capissero niente, se avevo prima chiesto un parere al mio paparino e via
di questo passo.
Io stavo per cedere, non ne potevo più; la stanza era sempre più
afosa, le gambe mi davano un senso di instabilità benchè fossi seduto e,
insomma, avevo proprio voglia di andarmene; per la prima volta avevo la
sensazione che non avrei vinto così facilmente come m’era sembrato in
un primo tempo.
‘’-E se andassimo sulle 500?’’
il tentativo era penoso; intanto perché si sentiva che nemmeno io
vedevo ancora nella tigre la vera posta di quello scontro e poi perché
comunque, in cuor mio, sentivo che a quel punto il bastone del comando ce
l’avrebbero avuto loro.
‘’-500 può andare bene, che dici, Andrea?’
‘’Io andrei ancora più su - rispose vigliaccamente lui e Guido
infierì: -‘’ A questo punto non si torna indietro, si fa il record e
basta!’’
-‘’Va bene, 500 e non se ne parla più.’’
-‘’E perché non 550?’’ -dice Andrea
-‘’Ma non le ho neanche!’’
-‘’Me le darai! Perché, 500 le avevi?’’
-‘’Beh, -dissi io, abbozzando un ultimo sorrisetto speranzoso,
quasi a cercar nei loro sguardi la possibilita’ che si fossero
spaventati, - ‘’a dire la verità......’’
‘’….Però – mi interruppe Andrea senza darmi nemmeno il tempo
di verificare la mia ultima chance- io direi che ci vuole anche il prezzo
della bustina ed un po’ di interessi per il proprietario della casa
dove.....’’
Non riuscii neppure a sentire come quel vigliacco proseguì, Da quel
momento in poi avrei desiderato soltanto di non essere la’, avrei voluto
poter andare via, a costo di non vedere mai piu’ quella figurina: i miei
amici non l’avrebbero mai saputo, ma a quel punto avrebbero potuto
ottenere anche piu’ di quello che effettivamente fecero
‘’-600 lire.’’
‘’-600 lire va bene, Roberto?’’
‘’-Per me…...’’
‘’650?’’ –Era, naturalmente, Andrea.
‘’Facciamo 620’’ - balbettai io.
‘’630!’’
‘’630.’’
Non mi ricordo neppure se pronunciai effettivamente la cifra che
stabiliva la conferma dell’ultimo prezzo; certo i soldi li pagai tutti.
Tirai fuori le 500 lire e promisi che avrei dato le restanti 130 il
sabato successivo.
Tornando a casa sentivo di essere piccolo piccolo, senza la forza di
camminare velocemente, nonostante non vedessi l’ora di andare a casa per
vedere mia madre, tirare fuori una scusa e piangere un po’.
-‘’Allora, com’è andata?’’
Non l’avevo neppure visto venirmi incontro; era Enzo, un simpatico
ragazzino, gentile, un po’ più giovane di noi e molto amico della mia
famiglia perché vicino di casa.
Sapeva tutto: sapeva che le mie zie m’avevano dato 500 lire, l’aveva
raccontato a mezzo paese e la "compagnia" gli aveva detto che
avrebbero tentato di vendermi per un sacco di soldi la tigre, figurina
arrivata in paese la sera prima, oltretutto, e quindi non più rara in
quanto inserita in abbondanti copie nella nuova partita di bustine appena
arrivata all’edicola.
Loro ne avevano trovato ben 4 copie: una l’aveva Andrea, il primo ad
averla trovata; una l’aveva Guido e due le aveva trovate Roberto, una
delle quali aveva tenuto in tasca pronta per farmi lo scherzetto da 630
lire.
Un piano perfetto, altro che il mio!
-‘’Dai, non te la prendere, loro son fatti così, ti hanno sempre
considerato più ingenuo e piu’ sciocchino di loro, anche se tu sei piu’
bravo a scuola….. e se c’era qualcuno da prendere un po’ in giro,
sai...……… mi fai vedere la tigre?’’
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