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Grazie, Papa, con tutto il cuore. Perché Lei ieri ha mandato un forte messaggio non solo alla Chiesa, ma all’umanità intera. Non con una bolla, ma con l’esempio, come fanno i grandi cristiani.

All’inizio non avevo colto il senso più potente del Suo gesto, l’avevo riferito alla dialettica interna della Chiesa, che procede per logiche non sempre comprensibili per noi non credenti. Poi mi è parso più chiaro, appena ho allargato lo sguardo dalla Chiesa, che conosco poco, al mondo intero, che conosco altrettanto poco, certo, ma il malessere che sparge colpisce anche la povera esistenza, e non c’è bisogno di essere né filosofi, né teologi per accorgersene.

E qual è il male di questo secolo, quello si apre davanti ad ogni sguardo appena un po’ consapevole? E’ l’utilitarismo, Santità, come avvertite voi papi da un po’ di pontificati. E’ la riduzione di ogni piega dell’esistenza umana alla ragione strumentale, è la trasformazione di ogni senso in logica mercantile. E’ l’invadenza del mercato in ogni ambito umano, anche laddove in passato dominavano valori non mercantili, come la solidarietà. E’ la persona svilita a strumento, per cui ha un posto nella società solo in quanto è utile. E’ la competizione di tutti contro tutti per cui si merita solo se si vince, chi non ce la fa è un peso.

Ecco, Sua Santità, in questo orizzonte la colpa non è più la trasgressione di un obbligo morale, ma è l’insuccesso. La ragione mercantile e strumentale non vuole uomini riflessivi, in continuo dialogo con se stessi alla ricerca di ciò che è giusto fare, ma uomini che sparano colpi che vanno a segno.

L’imperativo non è più “fai cosa senti giusto fare”, ma “raggiungi lo scopo che ti è stato assegnato dal ruolo che occupi”.

E in questo mondo ferale non c’è posto per il riconoscimento dei propri limiti, anche quando non dipendono dalla nostra volonta, ma dalla debolezza dei corpi. E’ un mondo di capelli tinti e di bicipiti palestrati perché l’unico peccato è la debolezza, anche quella fisiologica della vecchiaia. Ecco perché voi stentate a riempire le vostre chiese e noi i nostri circoli di partito: perché se il parametro è il successo ad ogni costo il richiamo della colpa e della solidarietà è debole.

Il Suo gesto, Santità, è invece una testimonianza chiara contro questa logica. Ha dimostrato a tutti noi, laici e credenti, che si può e si deve gettare la spugna quando il bene lo richiede. Questo la logica utilitaristica nella sua miopia non lo comprende, perché spezzetta le comunità in individui irrelati, in cui ognuno segue unicamente il tracciato che gli è stato imposto badando a seguire la tabella di marcia e a non farsi sorpassare dagli altri. Lei invece ieri ha richiamato il mondo alla comprensione per i limiti umani, che non sono da nascondere come una vergogna, ma da accettare con lo sguardo sereno con cui gli antichi leggevano la scritta sul frontone del tempio di Delfi: MHDEN AGAN. Nulla di troppo.

Grazie ancora, Padre. Da una non credente.