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Biblica Boulevard Revisited: LE
COSE CHE SUCCEDONO E LE COSE CHE SONO
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Titoli:
1 |
IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA
MOSTRI |
5'38" |
2 |
IL PRETE E IL DEPORTATO |
4'56" |
3 |
RESISTENZA ACUSTICA |
3'05" |
4 |
TAJ MAHAL |
6'56" |
5 |
NESSUN PECCATO DA CONFESSARE |
3'51" |
6 |
TERRA ZERO TERRA DI ZERO |
4'17" |
7 |
SE GUARDO TE (ELENA) |
5'23" |
8 |
NELL’ARIA DI PIOVE |
4'10" |
9 |
QUINN THE ESKIMO |
3'45" |
10 |
LE COSE CHE SONO |
5'25" |
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Anno: 2002 Supporto:
CD Etichetta: -- Durata: 45'26" Prezzo: -- |
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Di dischi rock c’è sempre un gran
bisogno, non so all’estero, ma in Italia è così. E
quando capita una band emergente, che, all’esordio, ti
mette davanti un disco di rock tosto, non sembra vero,
anzi, sembra quasi un miracolo, tanto la cosa è
rara. I Biblica Boulevard Revisited sono riusciti
nell’impresa di fare un disco rock al primo colpo e per
questo meritano già grandi elogi. “Le cose che
succedono e le cose che sono” non è privo di difetti, ma
ha una forza, una convinzione, un tiro, rock appunto,
che vanno oltre. Ci sono canzoni e testi che, nel loro
voler ribellarsi e nel loro voler cambiare il mondo,
peccano d’ingenuità, ma, mi ripeto, anche questo è rock.
Questo atteggiamento deriva da una sana rabbia e
dall’incapacità di accettare le bassezze di un mondo
sempre più corrotto ed individualista: da qui nascono le
canzoni e il suono dei Biblica Boulevard
Revisited. Dieci brani tanto impegnati quanto
arrabbiati, dieci brani che, in poche parole, non ci
stanno. Chitarre che non si nascondono di fronte alle
intolleranze, anzi, si alzano in piedi con la forza di
coloro che già prima di questi ragazzi padovani hanno
preso posizione, da Dylan a De Andrè, solo per mettere
due punti di riferimento. Armati di tanta forza, i
Biblica Boulevard Revisited non hanno paura di parlare
di Dio, ma in maniera molto meno semplicista di quanto
faccia Ligabue, e di citare Freud per presentare una
sferzante carrellata di mostri moderni (da Goya a Munch)
in “Il sonno della ragione genera mostri”. Già al
secondo brano, “Il prete e il deportato”, il disco
appare dettato da un percorso logico di una coscienza
che non si rassegna nemmeno di fronte ai luoghi comuni:
la scrittura di Giuseppe Gazerro assume coerenza grazie
alla forza della band, che permette di partire dalle
rivolte del 1968 per arrivare a Ground Zero (“Terra zero
terra di zero”). La dimostrazione di come i Biblica
Boulevard sappiano suonare sta in “Il prete e il
dpeortato” e in “Nessun peccato da confessare”: la prima
è una ballata da cantastorie con un passo cupo su cui
entra il violino, mentre la seconda è uno swing-rock che
per energia non ha nulla da invidiare a Brian Setzer.
Tutta la rabbia e il rifiuto di qualunque compromesso
stanno invece nei sette minuti di “Taj Mahal” scandita
da una voce ferita e da una batteria che assume tempi di
marcia. Anche le tastiere, e soprattutto l’hammond, si
prendono il loro spazio, facendosi sentire di
dovere. Se a qualcuno poi, vedendo la cover di Dylan
(“Quinn the Eskimo”), venisse il dubbio che i Biblica
Boulevard siano degli esterofili, provi ad ascoltare i
crescendi melodici di “Se guardo te”: è evidente la
matrice italiana, ma allo stesso tempo il rifiuto dello
stereotipo della “canzone del cuore”. L’unica volta che
nel disco si canta un amore succede con una non canzone
d’amore in cui si dichiara: “molte volte scrivo cose
irte / ed aspre come pietre e sassi”. Insomma, c’è un
nesso, ma soprattutto una bella differenza, tra le cose
che succedono e le cose che sono, tra una semplice
canzone e quello che invece è il rock: i Biblica
Boulevard Revisited lo hanno
capito. |
Recensione di:
Christian
Verzeletti <chris14067@libero.it>
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