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"Ciao negri, come va? Qui è l'Europa che vi parla!
Pensate che proprio da qui ancora un secolo e mezzo fa vi si faceva lavorare
gratis nelle piantagioni e nelle miniere a casa vostra -l’Africa- per la maggior
ricchezza di Re Leopoldo.
Poi abbiamo preso direttamente le vostre terre, perché abbiamo scoperto che
erano piene di roba che ci poteva essere utile.
A proposito degli italiani, come sempre sono arrivati ultimi, però si sono
rifatti con un record: la prima nazione al mondo ad usare gas letali sui civili;
a un certo punto i vostri nonni si ritrovavano dentro una nuvola di iprite e
morivano a migliaia tra orrendi spasmi. Finito il colonialismo -ormai vi avevamo rubato quasi tutto, dai diamanti alle antiche pergamene amhare- abbiamo continuato a controllare la vostra politica e la vostra economia, riempiendo d'armi i dittatori che ci facevano contratti favorevoli, quindi comprando a niente ciò che ci serviva in Europa, devastando i vostri territori e imponendo le nostre multinazionali per quello che abbiamo deciso dovesse essere il vostro sviluppo. E così per un altro mezzo secolo. Se poi ad un certo punto un dittatore pensava di fare di testa sua, noi lo cambiavamo con un altro, dopo aver bombardato un po' di città e aver rifornito di cannoni le milizie che ci stavano simpatiche per massacrare quelle che ci stavano antipatiche. Del resto da qualche parte le mitragliatrici e i carri armati che produciamo continuamente li dobbiamo pure piazzare; qui in Europa siamo in “pace” da settant'anni, e mica possiamo rinunciare a un settore così florido. Negli ultimi trent'anni poi abbiamo creato un modello nuovo che si chiama iper-consumismo e globalizzazione, allora abbiamo scoperto che l'Africa era perfetta per comprarsi tutto ciò che noi non volevamo più, perché noi dovevamo possedere roba nuova e con più funzioni; così, per esempio, abbiamo trasformato il porto di Lomé in un immenso centro di svendita dei nostri vecchi telefonini e delle nostre vecchie TV. Abbiamo usato i vostri Paesi come discarica dei nostri prodotti elettronici ormai inutilizzabili, quelli che nemmeno voi potevate usare. Pensate che curiosa la vita di un nostro accrocco digitale: inizia grazie al coltan per cui vi ammazzate nelle vostre miniere e finisce bruciando tra gas cancerogeni nelle vostre discariche; in mezzo ci siamo noi che intanto magari lo abbiamo usato per scrivere post come questo. Insomma, siete nella merda fino al collo e ci state da quattrocento anni, ma a noi di avere avuto un qualche ruolo in questa merda non importa niente, non abbiamo voglia di pensarci e abbiamo altro da fare.
Negli ultimi tempi poi, con questa storia dei televisori, dei computer e delle
parabole satellitari, purtroppo siete cascati in un altro equivoco: che qui in
Europa si stia meglio. Così alcuni di voi hanno iniziato a lasciare la baracca e le bombe per attraversare prima il deserto, poi il mare e venire fin qui. A rompere i coglioni.
D'accordo, quelli che lo fanno sono poche decine di migliaia rispetto a oltre un
miliardo di voi e gli emigranti sono pochini anche rispetto a noi -che siamo più
di mezzo miliardo- ma insomma noi non li vogliamo; perciò abbiamo deciso che
devono tornare nel posto da cui vengono, anche se lì c'è la guerra, la fame etc. E comunque un lavoro in un cantiere di Addis o in una miniera di Mbomou a due dollari al giorno per dieci ore dal lunedì al sabato -a chiamata giornaliera- potreste sempre trovarlo. Concludendo, con tutta l'empatia, la solidarietà e senza nessun razzismo -ci mancherebbe altro- dovreste gentilmente stare fuori dalle palle e vivere tutta la vita nell'inferno che vi abbiamo creato." (Alessandro Gilioli)
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