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Cossiga scrive a Berlusconi dopo i fischi al Senato: «Indegna gazzarra»
Fini: senatori a vita stanno solo da una parte
L'ex presidente della Repubblica: «Avete creato un ambiente da suburra di quartiere malfamato della Roma della decadenza»
STRUMENTI
Cossiga e Ciampi al Senato (Ansa)
Cossiga e Ciampi al Senato (Ansa)
ROMA
- «Ci auguriamo che il presidente Napolitano, che ha detto di volere essere il presidente di tutti, qualora voglia nominare nuovi senatori a vita, prenda atto che attualmente i senatori a vita rappresentano solo una parte dell'intera comunità nazionale». E' Gianfranco Fini a tornare sul tema che ha scatenato polemiche nella giornata del primo sì al governo Prodi: i fischi e gli insulti della Cdl ai senatori a vita, che hanno votato a favore dell'esecutivo dell'Unione. Sul voto dei senatori a vita Fini dice che pure essendo «senatori pleno iure» si è trattato di un «problema di opportunità perchè non sono stati eletti dagli italiani». Mentre sull'esito del voto di fiducia al Senato Fini dice di non credere che «Prodi abbia molti motivi per essere più soddisfatto di prima: i numeri ristretti al Senato rimangono sempre e nei prossimi mesi avremo la verità».
Francesco Cossiga si rivolge invece direttamente a Berlusconi, che aveva parlato di "voto immorale": «Si fosse trattato di una accusa per qualche mio normale ma irregolare rapporto con qualche bella ragazza venezuelana o napoletana da te presentatami, passi! Ma la politica e il servizio dello Stato sono stati per me e per la mia famiglia cosa troppo seria, perché io possa accettare accuse di immoralità da un, anche se simpatico ed abile, Paperon dei Paperoni prestato alla politica, e non senza utile personale!». L'ex presidente e senatore a vita ha scritto una lunga missiva a Berlusconi: «Caro Silvio, - scrive l'ex capo dello Stato - l'indegna gazzarra inscenata dai gruppi parlamentari della Casa delle libertà mentre esprimevano il loro voto a favore della mozione di fiducia al governo Prodi i senatori a vita, di diritto e di nomina presidenziale, non mi è importata, per usare un linguaggio certo più moderato ed educato di quello usato nei nostri confronti, assolutamente un baffo»!, solo che mi è dispiaciuta perché ha reso come oggetto, non solo me, Andreotti e Scalfaro, «ragazzotti» che da oltre mezzo secolo «battono» le strade della politica e che a ben più violenti tipi di scontro e di colluttazione, di insulti e di imprecazioni, e da pulpiti politicamente ben più solenni del vostro, dalla destra di Giorgio Almirante alla sinistra di Giancarlo Paietta, ma con minore astio, maleducazione e cattiveria, sono adusi, ma per i due nuovi senatori a vita che per l'ambiente finora professionalmente frequentato, le severe stanze della Banca d'Italia e gli alacri studi di progettazione d'alto livello, pensavano di trovarsi nel «salotto buono» della politica italiana, tra l'altro architettonicamente copia della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, a Palazzo Carignano, in Torino, e si sono trovati per colpa vostra sbalzati in un ambiente da suburra di quartiere malfamato della Roma della decadenza!».
«NEL 1994 NESSUNA ACCUSA» Infine Cossiga invita l'ex premier a fare un passo indietro con la memoria al 18 maggio 1994 quando «il governo Berlusconi ottenne la fiducia per un solo voto, a garantirla tre senatori a vita: Giovanni Agnelli, Francesco Cossiga e Giovanni Leone. Nessuna accusa di 'immoralita» ci fu rivolta allora nè dalla sinistra nè...da te!».
FASSINO: «OPPOSIZIONE MALEDUCATA» - «Venerdì il governo Prodi ha ottenuto la fiducia con 10 voti di vantaggio. E non abbiamo visto un'opposizione forte, ma maleducata che non ha voluto rispettare neanche personalità eminenti del Paese, ex presidenti della Repubblica tra i più amati dai cittadini italiani» ha detto il leader dei Ds, Piero Fassino, a Messina per una manifestazione elettorale a sostegno di Rita Borsellino, candidata dell'Unione alla Presidenza della Regione. «I senatori a vita - ha ricordato Fassino - votarono a favore del governo Berlusconi nel 1994 e nel 2001 e non furono certo insultati dall'opposizione di allora ma rispettati».
20 maggio 2006