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+ Dal Vangelo secondo Luca   (18,1-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: “C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”. E il Signore soggiunse: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

 


 

"Raccontò loro una parabola per mostrare che dovevano pregare sempre, senza stancarsi". Questa raccomandazione appare molte volte nel Nuovo Testamento (1 Tes 5,17; Rom 12,12; Ef 6,18; ecc). Era una caratteristica della spiritualità delle prime comunità cristiane. Ed anche uno dei punti in cui Luca insiste maggiormente, sia nel Vangelo come negli Atti

Se provassimo ad annotare nel Nuovo Testamento i versi in cui Gesù o altre persone stanno pregando credo ci sorprenderemmo (ho contato solo negli scritti di Luca 66 citazioni!).

 

Quando noi diciamo “pregare” implicitamente ci riferiamo al modo di comunicare con Dio, ma questa comunicazione è possibile in moltissimi modi, con la parola, attraverso le bellissime formule alcune imparate fin da piccoli (compresa la “preghiera per eccellenza” insegnataci da Gesù), con la mente nella riflessione e meditazione, con il cuore nella contemplazione e adorazione, con il corpo attraverso delle posizioni che aiutano a rilassarci e ad abbandonarci nel coinvolgente amore di Dio, con le cose che ci circondano espressione della natura e dell’arte che ci aprono alla lode e alla trascendenza.

Tutte queste forme diverse in qualche modo le abbiamo sperimentate e sono meno complicate di quello che potrebbe sembrare.

Una comunicazione quella con Dio quindi che è dialogo, alcune forme sottolineano più il nostro esprimerci con Dio, altre privilegiano la dimensione dell’ascolto.

 

Ma il vangelo oggi non è un trattato sulle diverse modalità della preghiera, è piuttosto un’esortazione a tenere aperto il canale di comunicazione è la proposta di uno stile di vita, una vita che si relaziona costantemente con Dio e che non indugia nel presentare a Lui tutta la realtà quotidiana, una vita che sempre, senza stancarsi cerca una unione profonda con Dio.

 

Parlare con Dio delle nostre cose, parlare con Dio di ciò che più ci sta a cuore, di ciò che davvero è importante.

Il vangelo qui non accenna a piagnistei capricciosi, parla di una vedova (quindi una persona a quei tempi priva di possibilità e mezzi) che desidera le sia fatta giustizia,

…che interessante parlare con Dio e chiedere insistentemente, senza stancarci che ci sia fatta giustizia.

Ma quale sarà la mia giustizia che incessantemente Dio mi invita, mi stimola a chiedere?

 

Questo è un bel problema: la vedova aveva chiaro quello che voleva ed era cosa giusta, ma noi?

Noi abbiamo chiaro ciò che è giusto per noi? Non ciò che solo “vorremmo”, ci “piacerebbe”, “desidereremmo”, “ci converrebbe” in modo superficiale o immediato, ma partendo da questa realtà scoprire ciò che davvero vogliamo, ci piace, ci conviene, desideriamo in profondità, ciò che davvero è necessario per la nostra vita.

 

Non capita forse così anche per le persone che amiamo?

Proviamo a vedere il tipo di richieste, di domande, di esigenze che avevamo all’inizio del nostro rapporto e confrontiamolo a distanza di tempo: a distanza di anni (in un rapporto autentico dove ancora si parla, si cerca, si entra veramente in relazione) tutto è reso più essenziale, più vero.

 

Immagino sia questo un aspetto fondamentale dell’insistere, dell’aver costanza: pregando e chiedendo a Dio mi sarà via via più chiaro ciò che davvero conta e ciò per cui val la pena insistere affinché si faccia giustizia nella nostra vita.

Nel pregare e nel chiedere con insistenza riesco a fare discernimento a capire in prospettiva ciò che vivo, riesco a cogliere aspetti che ad un primo sguardo non riuscivo a vedere ….e magari percepisco che a volte il mio pregare non ha neppure bisogno di ciò che chiede…

Perché il dono più grande della preghiera è entrare un po’ alla volta in comunione con Dio ed è questo il frutto che supera ogni attesa 

 

Poco a poco tutto ciò dona dignità profonda alla mia richiesta e al mio stesso vivere.

 

Questo per quanto riguarda la mia giustizia …e secondo voi quanti sono “gli eletti del Signore” (stando alla terminologia evangelica) che in tutto il mondo oggi gridano per l’ingiustizia ricevuta?

 

Pregare per la nostra giustizia è necessariamente pregare perché ci sia giustizia in ogni angolo della terra perché giustizia senta ogni uomo, anzi non verrà esaudita la nostra preghiera se non è insieme giustizia per noi e per altri.

Sarà “prontamente giustizia” quella di Dio (ci ricorda il vangelo) quando la nostra preghiera sarà al contempo disponibilità per essere noi stessi operatori di giustizia.

Dio opera in noi giustizia perché possiamo essere dei “ veri giustizieri”.

Il suo desiderio di bene per i suoi figli passa anche per il nostro desiderio di bene per i fratelli.

 

E qui entra il tema della fede, posto nel dubbio espresso da Gesù: "Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"

 “Perché il Signore non ci esaudisce subito?” “Perché sembra a volte che non ci ascolti?” “Perché tanto silenzio di Dio”, sembra infatti così assurdo che Dio si comporti come se non sentisse!

Nella prospettiva del testo evangelico Gesù cambia radicalmente la prospettiva: il problema non è tanto il silenzio di Dio quanto la fede di noi uomini!

Avremo fede in Gesù tanto da elevare così forte al cielo la voce della sofferenza da trasformare la realtà attorno a noi?

Sapremo ancora scegliere i segni poveri e deboli usati da Dio, i segni della solidarietà, del condividere, della compassione, per offrire giustizia a chi la chiede?

Ci sarà fede in Gesù, quella fede capace di vincere il male con il bene, di superare le barriere tra culture con il dialogo senza imposizioni, di superare la cultura dell’odio, della guerra come “via per la pace”, capace di esercitare il potere affinché sia a servizio dei più necessitati?

 

Fede nella giustizia di Dio è fede nel suo amore salvatore riflesso nella croce di Gesù.

La nostra fede, ci chiede di essere autentici operatori di giustizia, capaci di fare giustizia con la misericordia.

Misericordia che non è silenzio, non è paura, non è pietismo, non è accettare “per amor di pace” violenze, soprusi o ingiustizie, ma è il coraggio di alzare la testa con dignità e riconoscersi non in balia di uomini ma nelle mani di Dio, il coraggio di ricominciare sempre nella nostra vita sospinti dal suo Spirito, il coraggio di fare nostro il grido di chi soffre, vicino o lontano.

Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà questa fede sulla terra?.

 

Mi viene alla mente una preghiera di Davide,

forse per il potente anelito di conformità alla volontà di Dio…

 

 

Oh se sperassimo tutti insieme

Tutti la stessa speranza e intensamente

ferocemente sperassimo, sperassimo con le pietre

e gli alberi e il grano sotto la neve

e gridassimo con la carne e il sangue

con gli occhi e le mani e il sangue;

sperassimo con le viscere

con tutta la mente e il cuore

Lui solo sperassimo; oh se sperassimo tutti insieme

con tutte le cose, sperassimo Lui solamente

desiderio dell’intera creazione;

e sperassimo con tutti i disperati, con tutti i carcerati

come minatori quando escono dalle viscere della terra,

sperassimo con la forza cieca del morente che non vuol morire,

come l’innocente dopo il processo in attesa della sentenza,

oppure il condannato avanti il plotone d’esecuzione

sicuro che i fucili non spareranno;

se sperassimo come l’amante che ha l’amore lontano

 e tutti insieme sperassimo, a un punto solo…

 

David Maria Turoldo