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+ Dal Vangelo secondo Matteo.

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

“Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo.

Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata.

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.

Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate il Figlio dell’uomo verrà”.

Dal libro del profeta Isaia
Visione di Isaia, figlio di Amoz,
riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà elevato sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
“Venite, saliamo
sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri”.
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore.

 

 

 

 

 

 

 


Attesa, Vigilanza, Avvento.

q       Attendere è difficile. Abituati come siamo a poter avere ciò che mi serve adesso, a cercare soluzioni facili e veloci, ad evitare in ogni modo i tempi lunghi... ho fame, mangio; ho sete, bevo; ho voglia di essere amato, me lo cerco; subito, tutto; ogni spazio di tempo tra una cosa e l’altra dev’essere pieno di cose da avere, da fare.

…quando ci fermiamo ce ne rendiamo conto: i “confini naturali” limitano lo sguardo a un orizzonte molto ristretto che non sa vedere oltre la sazietà dell'istante presente.

q       Che fatica prender sonno, e poi trovarsi a contare le ore nella notte, (è un’ esperienza comune a tanti) …non si riesce a dormire e i pensieri affollano la mente e il cuore: cosa mi aspetterà domani, come farò a risolvere, come comportarmi, riuscirò a venirne fuori…?  …basta, sono stanco!

 

Anche se ci esorta all’attesa, non è questo il “vigilare” di cui ci parla il Vangelo.

 

q       Avvento, venuta, e chi o che cosa dovrebbe ancora avvenire nella mia vita? …e quante volte ancora dovrò sbattere il naso e la testa sperimentando la delusione per delle aspettative, nei riguardi di eventi o persone, andate a vuoto? …e per quanto ancora le cattive sorprese della vita e le chiusure degli altri continueranno a ferirmi?

 

 

 

Al centro del Vangelo di oggi c'è l'arrivo del Signore.

Matteo usa un termine ("parusìa", tradotto con "venuta", ai versetti 37 e 39) che significa semplicemente "presenza", e che nel mondo greco-romano designava l'arrivo solenne di un principe in un luogo per una visita ufficiale.

Gesù dunque verrà, si renderà presente in modo chiaro tra di noi. Quello che farà è detto con chiarezza: opererà un giudizio, un discernimento in profondità, per il quale due persone che si trovano nella stessa situazione esteriore avranno una sorte diversa.

 

Avvento tempo di preparazione alla venuta/presenza di Gesù: "vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. State pronti, perché nell'ora che non immaginate, il figlio dell'uomo verrà".

Sono contento di sentirmi ripetere questa notizia.

Si tratta di incontrare il Signore nel mio quotidiano, m'interessa!

A Natale, mi ricorda il vangelo, Gesù s'incarna per venire a camminare con me, per stare con me nei campi, alla macina, in casa.

 

Chissà quante volte il Signore condivide la sua vita con me e neppure me ne accorgo.

Probabilmente vigilare significa proprio questo: rendermi conto dell’assoluto, presente nella normale precarietà della mia vita quotidiana; rendermi conto di ciò che di divino irrompe nel lavoro e nelle “faccende” di tutti i giorni.

Perché questo ha senso davvero, l’eternità in ciò che vivo ora, ciò che non si fermerà neppure di fronte alla morte, ciò che non perderà di senso e di valore con il passare di questi miei giorni, ciò che resterà per sempre della mia vita.

 

Se c’è, questo qualcosa, vale la pena conoscerlo.

 

In un mondo che si costruisce escludendo dal proprio orizzonte la speranza, noi cristiani siamo invitati ad attendere un avvento (una venuta), a credere ad un evento, anzi ad un fatto che precede e determina tutta la vicenda umana: la presenza di Dio nella nostra storia di uomini, per rivelare un progetto preciso, per proporre e sollecitarvi una collaborazione, e alla fine per portarlo a compimento con un giudizio definitivo e con una ri-creazione di mondi nuovi.

E' questo il fondamento della speranza cristiana, non sentimentale, ma garantita dalla potenza e dalla fedeltà di Dio

“Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra.” (1^lettura)

 

Siamo chiamati a nutrire il tempo e lo spazio con la costruzione della giustizia. Oggi in modo concreto a gestire le complessità, la multietnicità, le differenze culturali ed economiche secondo il principio che ogni uomo ha diritto alla propria dignità e ad usufruire dei doni della terra. Era il sogno di Isaia, il sogno di ogni uomo e donna di speranza.

 

Tanto più che è dichiarato che alla fine un giudizio sarà dato alla vicenda umana da quel Giudice definitivo che è Gesù, circa proprio la conformità e l'appartenenza o meno a questo disegno, e l'adesione al Regno di Dio che Cristo è venuto ad instaurare e che avrà la sua svolta e il suo compimento il giorno della Parusia. Lì si peserà ciò che è vero e falso, ciò che è oggettivo e non apparente, ciò che è definitivo e non temporaneo!

 

Triste destino quello di coloro che pur avendone la possibilità “non si accorsero di nulla finchè non venne il diluvio” (v.39); non mi piacerebbe trovarmi nel “mucchio”, stordito di cose e riempito di vane occupazioni da non rendermi conto di come la vita mi stia dando appuntamento.

 

Quando verrà a breve il diluvio della misericordia del cielo, tutti verranno inghiottiti e non potranno che passivamente subire la salvezza.

In quell’istante vorrei invece esserci, sveglio e cosciente ed alzarmi, ed andare incontro a testa alta (carico di tutti i miei peccati e di tutte le mie umane inconsistenze) attraverso il varco della speranza che si solleverà, per un' accoglienza pronta del mistero che avanza. Ed esserci in quel momento darà significato a tutto ciò che in questa vita ho vissuto, sperato ed amato.

 

 

 

nota a margine…

 

Attesa, Vigilanza, Avvento

 

C’è ancora bisogno di preparami perché il Natale mi ripropone, la storia di un Dio presente e di un uomo assente. Non ho di che vantarmi, non c'è di che essere buoni.

Come vedremo e celebreremo, questo Dio che viene non è accolto.

Natale è pure una provocazione, un evento che mi “obbliga” a schierarmi.

Natale è l'arrendevolezza di Dio che mi “obbliga” a conversione.

 

Con sgomento ho toccato spesso con mano che, per i poveri (quelli veri), per chi ha subito un abbandono, una trauma, un lutto, il Natale è diventato una festa odiosa e insostenibile.

Di fronte alle immagini stereotipate della famiglia felice intorno all'albero e armonia e canti di angeli che ci propinano i media, chi, invece, vive momenti delicati nell’affettività e solitudini, viene travolto da un insostenibile dolore.

 

Se gli anziani soli, se le persone che vivono al margine della società, se i feriti dalla vita non hanno un sussulto di speranza nella notte di Natale, significa che il mio annuncio è ambiguo, travolto e sostituito da un generico ed inutile spreco di parole.

Tempo di Avvento, tempo perché mi prepari e per poter annunciare con la mia vita i segni di una presenza di pace e di misericordia.

E in questo avvento ci accompagni David Maria Turoldo:

 

….

Quando si farà questo disperato silenzio

e stringerà il cuore della terra

e noi finalmente in quell’attimo

dicessimo quest’unica parola

perché delusi di ogni altra attesa,

disperati di ogni altra speranza,

quando appunto così disperati

sperassimo e urlassimo

certi che non vale chiedere più nulla

ma solo quella cosa

allora appunto urlassimo

in nome di tutto il creato

VIENI VIENI VIENI, Signore.

Vieni da qualunque parte dal cielo

degli abissi della terra

dalle profondità di noi stessi

(ciò non importa)

ma VIENI,

urlassimo solo: VIENI

E’ così!

Vieni Signore Gesù

vieni nella nostra notte,

questa altissima notte

la lunga invincibile notte

e questo silenzio del mondo

dove solo questa parola sia udita;

VIENI VIENI VIENI SIGNORE

Allora tutto si riaccenderà

alla sua luce

e il cielo di prima e la terra di prima

non sono più

e non ci sarà più né lutto

né grido di dolore

perché le cose di prima passarono

e sarà tersa ogni lacrima dai nostri occhi

perché anche la morte non sarà più.

E una nuova città scenderà dal cielo

bella come una sposa

per la notte d’amore.