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+ Dal Vangelo
secondo Matteo. In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come
fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti,
come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano
moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di
nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta
del Figlio dell’uomo. Allora
due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne
macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate
dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo
considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il
ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò
anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate il Figlio
dell’uomo verrà”.
Dal libro del profeta Isaia Attesa, Vigilanza, Avvento. q
Attendere è difficile. Abituati come siamo a poter avere ciò
che mi serve adesso, a cercare soluzioni facili e veloci, ad evitare in ogni
modo i tempi lunghi... ho fame, mangio; ho sete, bevo; ho voglia di essere
amato, me lo cerco; subito, tutto; ogni spazio di tempo tra una cosa e l’altra
dev’essere pieno di cose da avere, da fare. …quando
ci fermiamo ce ne rendiamo conto: i “confini naturali” limitano lo sguardo a
un orizzonte molto ristretto che non sa vedere oltre la sazietà dell'istante
presente. q
Che fatica prender sonno, e poi trovarsi a contare le ore
nella notte, (è un’ esperienza comune a tanti) …non si riesce a dormire e i
pensieri affollano la mente e il cuore: cosa mi aspetterà domani, come farò a
risolvere, come comportarmi, riuscirò a venirne fuori…?
…basta, sono stanco! Anche se ci esorta all’attesa, non è
questo il “vigilare” di cui ci parla il Vangelo. q
Avvento, venuta, e chi o che cosa dovrebbe ancora avvenire
nella mia vita? …e quante volte ancora dovrò sbattere il naso e la testa
sperimentando la delusione per delle aspettative, nei riguardi di eventi o
persone, andate a vuoto? …e per quanto ancora le cattive sorprese della vita e
le chiusure degli altri continueranno a ferirmi? Al centro del Vangelo di oggi c'è
l'arrivo del Signore. Matteo usa un termine ("parusìa",
tradotto con "venuta", ai versetti 37 e 39) che significa
semplicemente "presenza", e che nel mondo greco-romano
designava l'arrivo solenne di un principe in un luogo per una visita ufficiale. Gesù dunque verrà, si renderà
presente in modo chiaro tra di noi. Quello che farà è detto con chiarezza:
opererà un giudizio, un discernimento in profondità, per il quale due persone
che si trovano nella stessa situazione esteriore avranno una sorte diversa. Avvento tempo di preparazione alla
venuta/presenza di Gesù: "vegliate dunque, perché non sapete in
quale giorno il Signore vostro verrà. State pronti, perché nell'ora che non
immaginate, il figlio dell'uomo verrà". Sono contento di sentirmi ripetere
questa notizia. Si tratta di incontrare il Signore nel
mio quotidiano, m'interessa! A Natale, mi ricorda il vangelo, Gesù
s'incarna per venire a camminare con me, per stare con me nei campi, alla
macina, in casa. Chissà quante volte il Signore
condivide la sua vita con me e neppure me ne accorgo. Probabilmente vigilare significa proprio
questo: rendermi conto dell’assoluto, presente nella normale precarietà della
mia vita quotidiana; rendermi conto di ciò che di divino irrompe nel lavoro e
nelle “faccende” di tutti i giorni. Perché questo ha senso davvero,
l’eternità in ciò che vivo ora, ciò che non si fermerà neppure di fronte
alla morte, ciò che non perderà di senso e di valore con il passare di questi
miei giorni, ciò che resterà per sempre della mia vita. Se c’è, questo qualcosa, vale la pena
conoscerlo. In un mondo che si costruisce escludendo
dal proprio orizzonte la speranza, noi cristiani siamo invitati ad attendere un
avvento (una venuta), a credere ad un evento, anzi ad un fatto che precede e
determina tutta la vicenda umana: la presenza di Dio nella nostra storia di
uomini, per rivelare un progetto preciso, per proporre e sollecitarvi una
collaborazione, e alla fine per portarlo a compimento con un giudizio definitivo
e con una ri-creazione di mondi nuovi. E' questo il fondamento della speranza
cristiana, non sentimentale, ma garantita dalla potenza e dalla fedeltà di Dio “Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti
popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo
non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più
nell’arte della guerra.” (1^lettura) Siamo chiamati a nutrire il tempo e lo
spazio con la costruzione della giustizia. Oggi in modo concreto a gestire le
complessità, la multietnicità, le differenze culturali ed economiche secondo
il principio che ogni uomo ha diritto alla propria dignità e ad usufruire dei
doni della terra. Era il sogno di Isaia, il sogno di ogni uomo e donna di
speranza. Tanto più che è dichiarato che alla
fine un giudizio sarà dato alla vicenda umana da quel Giudice definitivo che è
Gesù, circa proprio la conformità e l'appartenenza o meno a questo disegno, e
l'adesione al Regno di Dio che Cristo è venuto ad instaurare e che avrà la sua
svolta e il suo compimento il giorno della Parusia. Lì si peserà ciò che è
vero e falso, ciò che è oggettivo e non apparente, ciò che è definitivo e
non temporaneo! Triste destino quello di coloro che pur avendone la possibilità “non
si accorsero di nulla finchè non venne il diluvio” (v.39); non mi piacerebbe
trovarmi nel “mucchio”, stordito di cose e riempito di vane occupazioni da
non rendermi conto di come la vita mi stia dando appuntamento. Quando verrà a breve il diluvio della misericordia del
cielo, tutti verranno inghiottiti e non potranno che passivamente subire la
salvezza. In quell’istante vorrei invece esserci, sveglio e cosciente
ed alzarmi, ed andare incontro a testa alta (carico di tutti i miei peccati e di tutte le mie umane
inconsistenze)
attraverso il varco della speranza che si solleverà, per un' accoglienza pronta
del mistero che avanza. Ed esserci in quel momento darà significato a tutto ciò
che in questa vita ho vissuto, sperato ed amato. nota a margine… Attesa, Vigilanza, Avvento C’è ancora bisogno di preparami perché
il Natale mi ripropone, la storia di un Dio presente e di un uomo assente. Non
ho di che vantarmi, non c'è di che essere buoni. Come vedremo e celebreremo, questo Dio
che viene non è accolto. Natale è pure una provocazione, un
evento che mi “obbliga” a schierarmi. Natale è l'arrendevolezza di Dio che mi
“obbliga” a conversione. Con sgomento ho toccato spesso con mano
che, per i poveri (quelli veri), per chi ha subito un abbandono, una trauma, un
lutto, il Natale è diventato una festa odiosa e insostenibile. Di fronte alle immagini stereotipate
della famiglia felice intorno all'albero e armonia e canti di angeli che ci
propinano i media, chi, invece, vive momenti delicati nell’affettività e
solitudini, viene travolto da un insostenibile dolore. Se gli anziani soli, se le persone che
vivono al margine della società, se i feriti dalla vita non hanno un sussulto
di speranza nella notte di Natale, significa che il mio annuncio è ambiguo,
travolto e sostituito da un generico ed inutile spreco di parole. Tempo di Avvento, tempo perché mi
prepari e per poter annunciare con la mia vita i segni di una presenza di pace e
di misericordia. E in questo avvento ci accompagni David
Maria Turoldo: …. Quando si farà questo
disperato silenzio e stringerà il cuore
della terra e noi finalmente in
quell’attimo dicessimo quest’unica
parola perché delusi di ogni
altra attesa, disperati di ogni
altra speranza, quando appunto così
disperati sperassimo e urlassimo certi che non vale
chiedere più nulla ma solo quella cosa allora appunto
urlassimo in nome di tutto il
creato VIENI VIENI VIENI,
Signore. Vieni da qualunque
parte dal cielo degli abissi della
terra dalle profondità di
noi stessi (ciò non importa) ma VIENI, urlassimo solo: VIENI … E’ così! Vieni Signore Gesù vieni nella nostra
notte, questa altissima notte la lunga invincibile
notte e questo silenzio del
mondo dove solo questa
parola sia udita; … VIENI VIENI VIENI
SIGNORE Allora tutto si
riaccenderà alla sua luce e il cielo di prima e
la terra di prima non sono più e non ci sarà più né
lutto né grido di dolore perché le cose di
prima passarono e sarà tersa ogni
lacrima dai nostri occhi perché anche la morte
non sarà più. E una nuova città
scenderà dal cielo bella come una sposa per la notte
d’amore. |