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Dal libro del profeta Isaia
(35,1-6.8.10) Si rallegrino il deserto e la terra arida, +
Dal Vangelo secondo Matteo (11,2-11) In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”. Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di
Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna
sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in
morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E
allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di
un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: “Ecco, io mando davanti a te
il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”.
“Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?" Giovanni Battista, il “precursore”, colui che
aveva preparato gli uomini alla venuta del Messia, il “testimone”, ora pone
questa domanda: “Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". E’
il dramma della vita quello di fidarci, quello di deciderci di affidare a
qualcuno la nostra vita. Il
Battista l’aveva fatto ed ora si ritrova a dubitare, la vita non è come lui
se l’aspettava. Lo
sentiamo davvero vicino questo personaggio, oggi più di ieri quando tuonava dal
deserto vestito di peli di cammello: “Ipocriti, Convertitevi!”, “Già la
scure si sta abbattendo alla radice degli alberi…”. Un
po’ di distanza tra noi, il nostro stile di vita, le nostre parole e lui, il
suo stile e le sue parole. Oggi
le cose sono cambiate, oggi troviamo il Battista piegato dalla sofferenza,
umiliato nella sua prigionia e in profonda crisi; oggi perfino le sue parole
sembrano articolarsi con difficoltà e suonano più incerte …assomigliano alle
nostre: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". E
ci ritroviamo in questa domanda, perché anche noi come Giovanni attendiamo la
pienezza della vita, la cerchiamo, ci diamo da fare per conseguirla, ma anche
l’attendiamo perché sappiamo che non dipende solo dal nostro “fare” e dal
nostro “affannarci”, (quante frustrazioni, quante porte sbattute in faccia,
quanti cose deludenti, quante scelte animate da buone intenzioni poi finite in
rimpianti testimoniano contro il nostro “affanno di fare”, di costruirci da
soli la vita). La
tentazione è sempre quella: mandare tutto a quel paese, tanto non cambia
niente! Tanta fatica per cercare, tanta sofferenza per sopportare e in mano mi
ritrovo con niente. Eppure
il Battista che si trova in questa stessa situazione dimostra la sua grandezza,
non critica deluso e acido contro Colui che si aspettava “diverso”, non si
ritira frustrato ma “dignitosamente” e “silenziosamente” in disparte,
domanda, chiede: “Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". Quasi
non si fida di ciò che vede, non si accontenta di ciò che sente, e domanda
disposto a mettere in discussione le sue convinzioni, a capire meglio: è un
atto di coraggio e di umiltà (lui che aveva preparato altri ad attendere doveva
rivedersi le sue proprie attese). E’
questa la sua grandezza esaltata anche da Gesù, è la grandezza dell’uomo di
fede, del credente. L’uomo
religioso, l’uomo intelligente, l’uomo morale… è attaccato alle proprie
convinzioni, alle proprie certezze e accetta solo quello che rientra nel proprio
schema conquistato spesso con impegno, cammino e fatica, ed in virtù di tanto
investimento scarta tutto ciò che non è coerente alle proprie convinzioni. L’uomo
di fede, il credente, sa di non conoscere completamente Dio, sa come cercarlo
(mettendosi in relazione) e sa che sempre, quando opera, Dio è portatore di
novità e di vita. La fatica non è risparmiata ma non è lo sforzo e la
posizione raggiunta che sono garanzie automatiche di significato, quanto
piuttosto l’apertura a considerare la vita, la dignità e l’amore per
ciascuna singola persona. Il
Battista non capisce il modo con cui il Senso della sua vita si è manifestato e
domanda: decide di mettersi ancora in gioco. E
Gesù lo illumina con i gesti che sta compiendo e con affetto riconosce tutta la
sua straordinaria forza di credente e testimone, lontano dal rimproverarlo lo
esorta piuttosto ad essere ulteriormente libero (lui il Battista che ha vissuto
libero da tutti nel deserto), libero da schemi e pregiudizi. Le parole di Gesù fanno bene pure a noi,
titubanti, feriti, insicuri ma desiderosi di pienezza nella vita: i dubbi e le
incertezze non sono un ostacolo anzi, se sono opportunità di mettersi in
discussione per cogliere meglio e più in profondità il senso della vita sono
elementi imprescindibili: il Dio in cui crediamo è sempre portatore di novità
e di vita. Questa
è la speranza che ci anima: Dio opera, porta libertà, salvezza e vita (cfr
anche la 1^lettura), anche quando dal
nostro punto di vista tutto sembra un non senso. Il
Vangelo oggi ci provoca fortemente: non c’è un Altro che può dare in
pienezza il senso alla nostra vita. Lui
è già venuto! Sono
le nostre attese che devono cominciare a cambiare… Dio
opera dignità e vita: aguzziamo occhi, orecchi e cuore, tutti i nostri sensi
per riconoscere e lasciarci riempire
da questa grande novità. Prima
o poi la novità che Dio opera incessantemente colmi di novità pure la nostra
vita |