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Dal libro del profeta Isaia (35,1-6.8.10)

 

Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
“Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta, la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi”.
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà una strada appianata
e la chiameranno “Via santa”;
su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (11,2-11)

 

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”.

Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”.
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”.

 

 

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?"

 

Giovanni Battista, il “precursore”, colui che aveva preparato gli uomini alla venuta del Messia, il “testimone”, ora pone questa domanda:

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".

 

E’ il dramma della vita quello di fidarci, quello di deciderci di affidare a qualcuno la nostra vita.

Il Battista l’aveva fatto ed ora si ritrova a dubitare, la vita non è come lui se l’aspettava.

 

Lo sentiamo davvero vicino questo personaggio, oggi più di ieri quando tuonava dal deserto vestito di peli di cammello: “Ipocriti, Convertitevi!”, “Già la scure si sta abbattendo alla radice degli alberi…”.

Un po’ di distanza tra noi, il nostro stile di vita, le nostre parole e lui, il suo stile e le sue parole.

 

Oggi le cose sono cambiate, oggi troviamo il Battista piegato dalla sofferenza, umiliato nella sua prigionia e in profonda crisi; oggi perfino le sue parole sembrano articolarsi con difficoltà e suonano più incerte …assomigliano alle nostre: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".

E ci ritroviamo in questa domanda, perché anche noi come Giovanni attendiamo la pienezza della vita, la cerchiamo, ci diamo da fare per conseguirla, ma anche l’attendiamo perché sappiamo che non dipende solo dal nostro “fare” e dal nostro “affannarci”, (quante frustrazioni, quante porte sbattute in faccia, quanti cose deludenti, quante scelte animate da buone intenzioni poi finite in rimpianti testimoniano contro il nostro “affanno di fare”, di costruirci da soli la vita).

 

La tentazione è sempre quella: mandare tutto a quel paese, tanto non cambia niente! Tanta fatica per cercare, tanta sofferenza per sopportare e in mano mi ritrovo con niente.

 

Eppure il Battista che si trova in questa stessa situazione dimostra la sua grandezza, non critica deluso e acido contro Colui che si aspettava “diverso”, non si ritira frustrato ma “dignitosamente” e “silenziosamente” in disparte, domanda, chiede:

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".

Quasi non si fida di ciò che vede, non si accontenta di ciò che sente, e domanda disposto a mettere in discussione le sue convinzioni, a capire meglio: è un atto di coraggio e di umiltà (lui che aveva preparato altri ad attendere doveva rivedersi le sue proprie attese).

 

E’ questa la sua grandezza esaltata anche da Gesù, è la grandezza dell’uomo di fede, del credente.

 

L’uomo religioso, l’uomo intelligente, l’uomo morale… è attaccato alle proprie convinzioni, alle proprie certezze e accetta solo quello che rientra nel proprio schema conquistato spesso con impegno, cammino e fatica, ed in virtù di tanto investimento scarta tutto ciò che non è coerente alle proprie convinzioni.

 

L’uomo di fede, il credente, sa di non conoscere completamente Dio, sa come cercarlo (mettendosi in relazione) e sa che sempre, quando opera, Dio è portatore di novità e di vita. La fatica non è risparmiata ma non è lo sforzo e la posizione raggiunta che sono garanzie automatiche di significato, quanto piuttosto l’apertura a considerare la vita, la dignità e l’amore per ciascuna singola persona.

 

Il Battista non capisce il modo con cui il Senso della sua vita si è manifestato e domanda: decide di mettersi ancora in gioco.

E Gesù lo illumina con i gesti che sta compiendo e con affetto riconosce tutta la sua straordinaria forza di credente e testimone, lontano dal rimproverarlo lo esorta piuttosto ad essere ulteriormente libero (lui il Battista che ha vissuto libero da tutti nel deserto), libero da schemi e pregiudizi.

 

Le parole di Gesù fanno bene pure a noi, titubanti, feriti, insicuri ma desiderosi di pienezza nella vita: i dubbi e le incertezze non sono un ostacolo anzi, se sono opportunità di mettersi in discussione per cogliere meglio e più in profondità il senso della vita sono elementi imprescindibili: il Dio in cui crediamo è sempre portatore di novità e di vita.

 

Questa è la speranza che ci anima: Dio opera, porta libertà, salvezza e vita (cfr anche la 1^lettura), anche quando dal nostro punto di vista tutto sembra un non senso.

 

Il Vangelo oggi ci provoca fortemente: non c’è un Altro che può dare in pienezza il senso alla nostra vita.

Lui è già venuto!

Sono le nostre attese che devono cominciare a cambiare…

Dio opera dignità e vita: aguzziamo occhi, orecchi e cuore, tutti i nostri sensi per riconoscere e  lasciarci riempire da questa grande novità.

 

Prima o poi la novità che Dio opera incessantemente colmi di novità pure la nostra vita