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Vangelo secondo Matteo 1,18-24 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua
madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere
insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che
era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Nel
nostro modo normale di esprimere la fede noi diamo per scontate alcune frasi
(che spesso abbiamo sentito e pronunciato) senza pensare alle straordinarie
conseguenza che tali parole portano con sè: Gesù è "l'Emmanuele, il
Dio-con-noi", "il Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a
noi" (Gv 1,14); di Dio diciamo "che è Signore e dà la vita nello
Spirito Santo". Ecco,
la nascita di Gesù da una vergine –
così tenacemente testimoniata nonostante l'irrisione che fin dai primi pagani
la accompagna – è vistosamente il segnale di una realtà ancor più
straordinaria e inimmaginabile della verginità di Maria. Il
messaggio dal vangelo è chiaro: Gesù non è il prodotto naturale (quasi
scontato) della sola nostra storia di uomini, non è conseguenza di una
successione di eventi (dovuti al caso), con Gesù è Dio che interviene nella
storia. La
verginità di Maria non è un merito suo, ma un segno per noi …avventurarci
nella spiegazione di come sia possibile, giustificarla in termini logici al di
fuori del linguaggio della fede è mancanza oltre che di buon senso anche di
pudore. Dio
che si fa uomo e attraverso la sua umanità ci incontra e ci salva nella nostra
umanità: questa è cosa assolutamente straordinaria. Giuseppe il sognatore “Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che
gli apparve in sogno un angelo del Signore” Fa bene, Giuseppe, a fidarsi di Maria, fa bene ad ascoltare il
suo buon cuore e non il suo orgoglio ferito. Giuseppe fa un sogno: un angelo lo
invita a fidarsi, a dare una improbabile chiave di lettura agli eventi, a
mettere la sua vita e il suo futuro nelle mani di Dio. Giuseppe si sveglia, si veste, esce di casa, e prende con se
Maria, senza chiedere nulla, senza fare domande. Altre volte, dopo la visita dei magi, dopo la morte di Erode,
Giuseppe sogna e i suoi sogni diventano la bussola della sua vita. Forse in questo vangelo c’è una lezione non secondaria
rispetto alla grande verità dell’incarnazione: per far nascere Dio bisogna
essere dei grandi sognatori. Giuseppe c'insegna ad avere il coraggio del sogno, in questo
mondo disincantato e cinico. Lui aveva certamente dei progetti, un laboratorio più grande,
una casa spaziosa, dei figli cui insegnare l'uso della pialla e dello scalpello.
Non aveva grandi pretese,
un piccolo sogno da vivere con una sposa. Ma Dio ha bisogno della sua mitezza e della sua forza, sarà
padre di un figlio non suo, amerà una donna che sempre gli ricorderà che
l’assoluto di Dio “prorompe, irrompe e rompe”. Giuseppe, non sappiamo quanto abbia capito, ma accetta,
rinuncia al suo progetto per realizzare il sogno di Dio sull'umanità; Giuseppe
è un grande perché sogna con Dio! Abbiamo bisogno di sognatori, abbiamo bisogno del coraggio del
sogno, abbiamo bisogno di persone che non pensano a far fiorire solo il proprio
piccolo giardino, persone che aiutino Dio a sognare con questa umanità. A me Giuseppe parla di mettere da parte le apparenze, di
vivere con onestà con se stessi e gli altri, di coltivare sentimenti e qualità
che ancora sono considerate dei valori: la mitezza, l'assenza di critica, la
positività nel guardare attorno a sè, la pazienza, la mitezza, l'umiltà, la
speranza. Un mondo di arroganti e spocchiosi è diventato il nostro
mondo, un mondo fatto di gente che urla per far sentire il nulla che ha da dire,
o meglio, per difendere i propri meschini interessi, piccoli, squallidi, banali,
scontati interessi …comunque nulla di nuovo, nulla che possa dare qualcosa di
buono a questa nostra umanità. Il mondo ha bisogno di uomini come Giuseppe, nei rapporti di
coppia, negli uffici, in politica. Uomini giusti, di cui ci si possa fidare
oltre “l’interesse del momento”, uomini di profonda, autentica umanità di
cui Dio possa fidarsi per realizzare i suoi sogni. Ma
non ci sono lontani il dramma e il dolore vissuti
da Giuseppe. La
storia che leggiamo nella Bibbia ci dice che questa però è la “norma”: il
sogno di Dio con l’umanità passa attraverso il dramma di alcune persone. E'
stato sempre così, Abramo, Mosè, i profeti. Lo stesso Paolo potrà dire alla
fine del suo primo viaggio missionario: "E' necessario passare attraverso
molte tribolazioni per poter far parte (fare la propria parte) nel regno di
Dio" (At 14,22). Dio
irrompe nella storia della nostra vita e “rompe” (come “rompono” le
persone che amiamo) rompe i nostri orizzonti e i nostri progetti e ci chiede di
sognare con lui. Sogni
che si costruiscono con la sofferenza delle cose che non si capiscono, che
feriscono, che deludono, cose che dipendono da sé e dagli altri. Sogni
che passano per il dramma delle nostre fragilità e fragilità altrui, dei
nostri peccati e dei peccati altrui. Tutti
i sogni di bene, di amore, di pace, di fraternità, di vita tranquilla con le
persone che amiamo, sogni che sembrano infrangersi ad ogni piccola resistenza. …e spesso neppure ci accorgiamo che è proprio la via della sofferenza il nostro modo tipico di collaborare con Dio nella realizzazione del suo sogno di salvezza, il suo sogno di vita per tutti. |