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+ Dal Vangelo secondo Marco  1,21-28

 

A Cafarnao, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità.

Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”.
La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

Tutto il vangelo di Marco è costruito attorno a questa domanda: Chi è questo Gesù di Nazaret? Domanda che interessa sempre anche a noi, perché in Cristo sta il fondamento della nostra fede, ed è nella sua prospettiva che apprendiamo a vedere  e a leggere la nostra stessa vita.

Gesù si presenta e subito ammirazione e stupore, appare "profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo" (Lc 24, 19), come ricorderanno i discepoli di Emmaus. Con Lui veramente il Regno di Dio è qui, con la presenza di Cristo tra noi comincia a destabilizzarsi il potere del male, e satana lo riconosce e reagisce.

La prima impressione che Gesù lascia di sé è quella di uno che dice e fa', che parla a nome di Dio e dimostra di averne il potere: "Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono". Il gesto che compie di scacciare satana dice l'autorità e la potenza divina che è in Lui, e dà autorevolezza al suo insegnare come derivante da Dio: la vita e la morte sono più potenti dell’odio e della morte.

C'è qualcosa di nuovo qui, c'è il dito di Dio in questo profeta Gesù; è diverso dagli altri “maestri”.

E’ un canto alla vita questo testo, è un canto che prorompe pieno di una gioia incontenibile, che a pieni polmoni ci fa gridare alla gioia: il male non ha potere su di noi, le nostre paure possono trovare la loro fine.

Perché anche Satana (sostantivo che riassume tutto ciò che di male e di morte minaccia la nostra vita) lo riconosce: "Io so chi tu sei: il santo di Dio".

Santo è tutto ciò che appartiene alla sfera del divino. Satana (le paure, e tutto il male dentro e fuori di noi) sa bene di essere davanti alla potenza stessa di Dio che parla e agisce in Gesù; e non vi può resistere.

"Taci, esci da quest'uomo. E lo spirito immondo uscì da lui".

Solo il comando potente di Dio è così efficace da vincere il demonio e tutti i demoni, scaccia tutti i fantasmi e le paure che ci opprimono nella morsa della schiavitù.

Gesù quindi è Dio stesso che opera la salvezza attraverso la potenza della sua parola.
 
Ma non ci fa gioire e respirare a pieni polmoni un’aria di vita e di liberazione? 

"Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci!".

Sì Gesù, con la sua Parola, è venuto a rovinare definitivamente l’opera di tutto ciò che rende infelice, oppresso, schiavo, ogni uomo di questo mondo: il segno che il Regno di Dio è incominciato è proprio la sconfitta del principe di questo mondo. "Se io scaccio i demoni - dirà Gesù - in virtù dello Spirito di Dio, è dunque venuto per voi il Regno di Dio" (Mt 12, 28). Un'altra volta proclamerà: "Satana che si credeva forte ha trovato il suo padrone; ormai è finito!" (Mc 3,26).

 

L'episodio di oggi, posto all'inizio del suo ministero, ha valore paradigmatico: tutta l'attività di Gesù ha come fine quello di liberare l'uomo dallo spirito del male, da ogni tipo di male, che lo tiene schiavo.

Non è secondario, per assaporare questa vita nuova portata da Gesù,  prender coscienza della nostra condizione di schiavitù.

Una delle falsificazioni più potenti di cui siamo vittime è quella di crederci più liberi quando seguiamo l’istinto di adagiarci al potere, alla bramosia delle cose, del possesso, senza preoccuparci quanto ciò possa essere sopruso nei confronti di altri e violazione della nostra stessa identità.

 

I demoni che dominano a volte la nostra vita rappresentano le costrizioni interne, le idee fisse, i complessi nevrotici: Marco parla di spiriti torbidi che offuscano (falsandola) l’immagine che noi abbiamo di noi stessi e l’immagine che abbiamo di Dio: sono potenze estranee a noi, alla nostra vera identità.

Il vangelo oggi ci presenta, per esemplificare la novità e la vita portata da Gesù, un uomo che vive nella confusione, nell’annebbiamento, dominato da uno spirito “impuro”che può essere l’amarezza o la troppa sicurezza per il giudizio nei confronti di se stesso e degli altri che impedisce una sana relazione e che intorpidisce il pensiero.

Ma può pure trattarsi anche di un ideale di “purezza” esagerato che chiude gli occhi a tutto ciò che è considerato “impuro” e riempie così l’uomo di rifiuti, propri di ciò che è represso.

 

“Guarigione” per Marco significa sempre che Gesù libera l’uomo riconsegnandolo a se stesso, sottraendolo alla potenza di questi spiriti torbidi e impuri conducendolo alla sua vera natura di persona capace di vedere il bene e compiere il bene.

 

Il testo poi ci suggerisce una straordinaria immagine, Gesù non compie stregonerie, ma comunica la sua sola Parola, una Parola non priva di effetti.

Con il semplice raccontare di Dio in modo appropriato Gesù libera l’uomo e lo restituisce a se stesso e non ad altri.

Annunciando Dio che guarisce e libera, Dio che approva e rinfranca, Gesù mi libera dalle insane immagini di Dio che mi son costruito e mi accompagna affinché io possa diventare interamente me stesso.

 

Essere me stesso, riappropriarmi della mia identità, essere finalmente libero, da “spiriti” dentro di me che offuscano e confondono la mia coscienza ed il mio agire.

Non è cosa da poco, sono anch’io immerso in questo mondo che in larga parte sembra animato dallo Spirito del male che tenta di confondere la mia sana capacità di giudizio, la mia chiara coscienza e la mia indipendenza dalle pressioni esterne.

E poi la mia pigrizia nell’accontentarmi di ciò che mi torna più comodo, più immediato …nonostante gli anni mi abbiano fatto constatare quanto sia salato il conto e quanto amare le lacrime dovute a tali scelte…

 

Rispetto a tutte quelle norme che si dovevano osservare per essere “liberi da spiriti impuri”, la Buona Novella del Regno di Dio, annunciata da Gesù, deve essere stata un sollievo per la gente ed un motivo di grande allegria e tranquillità.

 

E io oggi siamo provocato a chiedermi: sono preoccupato di essere fedele alle norme o alla vita?

C’è un’autorità, mi ricorda il vangelo, che viene dall’ascolto della vita, dall’ascolto del mio bene e del bene degli altri, quante volte mi accontento invece di dar retta alle norme che mi rendono socialmente accettato.

E quante volte, e me ne vergogno, piego la testa di fronte a norme (modalità di vivere, di fare e di pensare) che non sento vere, che percepisco come stonate rispetto alla vita, eppure le accetto per comodità, perché mi mettono in una situazione di essere considerato: quanto spirito immondo mi porto dietro, quanta paura e confusione ancora nella mia coscienza.

E perché non dircelo: quante pure le norme e le prassi della Chiesa ci allontanano dalla verità e ci fanno percepire ancora un Dio padrone e castigatore: la prima responsabilità è liberarci dalle paure e dal male e in questo solo la libertà che viene da Cristo può esserci d’aiuto, con la sua Parola e i suoi segni sacramentali donati alla comunità.

 

Solo Gesù e chi vive della sua Parola può parlare con autorità

Nulla a che fare con il dominio di un uomo sull’altro

Il mondo di oggi è succube alle autorità disgraziate e che rendono disgraziate le persone

Il vero senso di questo termine ci viene dischiuso andando proprio alla radice di questa parola: dal greco: è lo 'scorrere' ('rein') di 'me stesso' ('autòs') nell'altro.

E' quindi come una trasfusione, un fare partecipe l'altro di quello che sono vitalmente: questa è la vera autorità, non è mai un baldacchino, un trono, ma una realtà che scorre da me all'altro: è lo scorrere di me nel prossimo.

Questa forza, ci dice il vangelo, crea meraviglia e permette allo spirito vitale che passa in questa 'trasfusione' di essere superiore ad ogni male e ad ogni spirito 'immondo'.
Il bene che passa e si comunica è presenza dello Spirito di Dio che contagia attraverso di noi altre persone.

L'autorità è anche un vaglio per me a non lasciare che le cose si fissino nella mia vita: proprio perché sono chiamato a farle scorrere, sono certo che esse saranno sempre vive e rinnovate in me e attraverso di me anche negli altri.

L'autorità dunque non mi lascia mai fermo a stagnare, nelle mie idee fisse e nei miei soliti mdi di fare, ma mi rinnova e trasforma anche le realtà attorno, infondendo in esse tutto ciò che scorre, cioè che è vita.

Sono chiamato ad essere autorevole: lo spirito 'im-mondo' del mondo non avrà più spazio se lascerò scorrere la vita in chi mi circonda e se non mi lascerò fermare in alcun modo dai miei ed altrui limiti.

La Parola dimori abbondantemente nel mio e nel tuo cuore e sia criterio nel nostro agire e nelle nostre relazioni, svaniranno paure, nevrosi e tanta miseria che alberga dentro e fuori le nostre vite