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Mancavano intanto due giorni alla
Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di
impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. Dicevano infatti: «Non durante
la festa, perché non succeda un tumulto di popolo». Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto». (…) Mentre
mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese
grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il
sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più
del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio». E
dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro:
«Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e
le pecore saranno disperse. E diceva: «Abbà,
Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò
che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Tornato indietro, li trovò
addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare
un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è
pronto, ma la carne è debole». Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le
medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi
si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne la terza volta
e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il
Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo!
Ecco, colui che mi tradisce è vicino». (…) Allora condussero
Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli
anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile
del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.
Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza
contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. (…) Allora alcuni
cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a
dirgli: “Indovina”. I servi intanto lo percuotevano. Mentre Pietro era giù
nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a
scaldarsi, lo fissò e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”.
Ma egli negò: “Non so e non capisco quello che vuoi dire”.
(…) Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: “Tui sei certo di
quelli, perché sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare:
“Non conosco quell’uomo che voi dite”. Per la seconda volta un gallò cantò.
(…) Poi lo
crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che
ciascuno dovesse prendere. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E
l’iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui
crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. (…) Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle
tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà
sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni
dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a
inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere,
dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù,
dando un forte grido, spirò. Nella passione di Marco troviamo il momento più
significativo della vita di Gesù, una vita completamente orientata a comunicare
l’amore del Padre. Qualche tempo fa avevamo letto il passo del vangelo in cui
Gesù, di sabato davanti ad un uomo con la “mano inaridita” aveva chiesto
“E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o
toglierla?”(Mc 3,4). In tutto il vangelo ci sono continui rimandi all’incapacità
della mentalità farisaica di cogliere il senso ultimo della religione: fare il
bene e salvare la vita. Sulla croce Gesù dimostrerà come questo valore sia il più
alto, la volontà di bene e la sua “passione” per la vita non si fermeranno
neppure di fronte alla propria morte. E’ una mentalità nuova che viene presentata e chiesta al
discepolo. Un modo nuovo di pensare, necessario per vivere la vita da
credente in Dio. E nella passione, ora, in poche righe, cercheremo solo di
sostare davanti al comportamento dei discepoli e delle discepole di Gesù
davanti alla prospettiva dei Sacerdoti e degli Scribi, davanti alla scelta di
Gesù. “Mentre stava a mensa, giunse una donna con un
vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore”
Una donna, il cui nome non viene fatto, unge Gesù con un
profumo assai caro. I discepoli non solo criticano il suo gesto, ma
erano infuriati contro di lei, (Mc 14,4-5). L’amore vede sempre oltre le forme e le opportunità: non
i discepoli, che avevano convissuto, che erano stati scelti, che avevano
ascoltato, in cui era stata riposta la fiducia …ma una donna senza nome
riconosce Gesù meritevole di questo gesto di affetto e di riconoscenza. Invece
di pensare “che bello! …e noi che non ci avevamo pensato!” … erano
infuriati contro di lei. I soldi, gli interessi, il desiderio di potere,
di possesso sulle persone, minaccia sempre il discepolo, anche il più
importante. Una donna di cui non si ricorda il nome unge Gesù con l’olio
della consacrazione: per Marco sembra che il Figlio di Dio sia “unto” e
indicato come “il Cristo”, non con il segno dato da un profeta ufficiale, ma
indicato con il segno dell’amore di una donna. Forse perché solo l’amore può davvero essere profezia,
voce di Dio, oggi come ieri. Gesù è un Cristo che non soddisfa le aspettative
dei capi del popolo, ma neppure i discepoli riconoscono questo modo proposto da
Gesù come degno del Messia: “tutti rimarrete scandalizzati” comunica
Gesù e Pietro: “Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo
stesso dicevano anche tutti gli altri. Di lì a poco, impietoso, il testo di Marco annota le
imprecazioni di Pietro per difendersi “dalle accuse” di conoscere Gesù e di
essere dei suoi, rinnega pure la sua gente; lui che davanti al fuoco con coloro
che avevano arrestato il Messia, desiderava scaldarsi della compagnia di questi
uomini, i potenti del momento. Triste, ma reale, immagine di una chiesa che con Pietro è
incapace di essere fedele a se stessa e tanto meno alla sua missione… Nell’ultima
cena poi, il dono supremo, il dono di un amore inaudito e di difficile
comprensione tanto sopravanza la nostra capacità d’amare: “Prendete,
questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne
bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza
versato per molti.” Un
dono totale che ha come risposta il tradimento di Giuda e l’incomprensione di
tutti gli altri discepoli, che lasciano solo Gesù nel momento della prova e
della sofferenza. Neppure i tre eletti saranno capaci di vegliare, nonostante la
richiesta esplicita quasi supplicante del Maestro. I
discepoli che dormono in un momento così drammatico: immagine di noi cristiani,
che spesso giriamo attorno alle nostre stanchezze per le nostre cose, incapaci
di vegliare e di riconoscere i veri drammi della vita degli uomini, la vera
posta in gioco. E
mentre i discepoli restano ciechi, lo tradiscono, scappano e lo lasciano solo,
le donne lo accompagnano dall’inizio alla fine. Le
donne che non solo guardano ma meditano (theorein, in greco), quello che sta
accadendo. Dal fallimento dei discepoli il sospetto, leggendo Marco, che se ci
sarà un futuro per il cristianesimo sarà per l’annuncio affidato alle donne,
che, se anche prese dal panico fuggono, sono le depositarie del primo annuncio
della risurrezione. Alle
donne l’indicazione di annunciare a quelli che saranno annunciatori, loro le
vere prime discepole e apostole (Mc. 16,7). Pensando
a come erano considerate le donne al tempo di Gesù e della prima comunità
cristiana non possiamo che riconoscere, in questo testo, un messaggio chiaro
sulla necessità di rinnovare la mente e il cuore: è necessario un reale
cambiamento di pensiero e di prassi per capire l’agire di Dio in Gesù Cristo. Le
donne non sono depositarie dell’annuncio della Pasqua perché più “brave”
ma perché Dio sceglie sempre con libertà, molto oltre i pregiudizi culturali,
sociali, sessuali, morali e quant’altro; nell’annuncio della Pasqua e della
fedeltà delle “donne” riconosciamo l’invito a percepire che per Dio le
persone valgono al di là delle nostre semplificazioni e riservano sempre delle
sorprese di bene, tutte le persone, anche quelle giudicate ai margini del
sistema benpensante. E’
inoltre quantomeno indubbio che, per Marco, le donne, fin da subito nella
Chiesa, avrebbero potuto rivestire un ruolo importante… “Venuto
mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.”
Nella
croce si fa oscurità su tutto ciò che prima ci illuminava, Dio fa morire il
vecchio perché il divino possa vivere in noi, frantuma nell’amore e nella
misericordia tutto ciò che ci ha impedito di vivere. Il
sole tramonta e resta l’unico sole, l’unica luce alla quale poter trovare
senso nell’esistenza. Una croce per trovare senso, un cambiamento non da poco
è richiesto oggi come ieri. “Ma
Gesù, dando un forte grido, spirò” Morendo
Gesù si dona, lascia a noi il suo Spirito. Il
Suo Spirito ormai è qui in questa terra contagiata di divinità, il tempio già
non serve perché ciascuno può accedere liberamente a Dio: dappertutto si può
sperimentare e riconoscere il Suo Spirito nella misericordia e nell’amore. Fare
il bene e salvare una vita, il senso
della Sua esistenza non può che essere il senso della nostra. “Veramente
quest'uomo era Figlio di Dio!” E
sarà ancora un centurione “senza dio” a riconoscere la presenza di Dio, ad
incoraggiare i veri credenti, nel cammino della vita e della fede. |