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+ Dal Vangelo secondo Marco
1,12-15 In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel
deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere
e gli angeli lo servivano. Il
deserto non è il luogo ideale per vivere, al massimo ci si passa, lo si
attraversa quel minimo necessario per dirigersi verso una terra dove ci sia per
lo meno acqua, cibo e possibilmente qualcuno, oltre che qualcosa. Il silenzio e la solitudine: nell’aridità della vita, delle relazioni e degli affetti il deserto è da sempre il luogo in cui si è costretti a guardarsi dentro, a fare i conti con ciò che siamo, in mezzo alle fiere e agli angeli che animano il nostro cuore. Anche
per questo noi normalmente lo fuggiamo. Eppure
leggendo la bibbia scopriamo che il deserto è il luogo della trasformazione,
scuola di monoteismo, lì è nata l’identità israelitica: popolo orientato ad
un solo dio, all’unico Dio, percepito come Jhawè, Dio della vita e Signore
della storia. Quasi
per assurdo il deserto, luogo di non vita, diventa punto d’incontro e di
fecondità, luogo dove il profeta Osea colloca il ritorno decisivo di Israele al
suo Dio: “la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore, …e amerò
Non-Amata” (Os 2,16.23). E’
lo Spirito, colui che protegge, conforta e che conduce alla verità, che spinge
Gesù nel deserto. “Nel deserto un uomo sa quanto vale: vale quanto valgono i
suoi dèi” (Saint-Exupèry),
quanto valgono cioè i suoi riferimenti, i suoi ideali. Nel
deserto Gesù sceglie quale volto di Dio annunciare: non più padrone ma Padre
disposto a tutto per i suoi figli; sceglie quale volto d'uomo proclamare:
fratello e non più antagonista; e nasce la buona notizia. Questa
capacità di discernere e di scegliere non è semplice, passa per la fatica di
distinguere tra fiere ed angeli, tra istinti e spirito, aggressione e amore,
distruzione e affetto, compensazioni e gratuità. Durante
tutta la nostra vita siamo trascinati di qua e di là da questi due poli. Gesù
ci viene presentato come colui che ha saputo integrare tutto quanto vi è di
selvaggio, violento e aggressivo nello spirito umano, in lui
si realizza la superazione del contrasto tra cielo e terra, spirito e
istinto, spiritualità e sessualità. Un uomo che ha integrato in sé la vita,
senza annullare le grandi forze connaturali alla sua umanità, e così può
annunciare la buona notizia e la speranza che ne deriva, senza deturparla da
gesti o parole ambigue senza offuscarla con secondi fini. Entrare
in confidenza con le nostre fiere, passo necessario per camminare nella libertà:
troveremo Gesù, nei versetti successivi al testo di oggi, capace di distinguere
e rilevare nelle persone incontrate quanto tollerano in sé gli angeli e le
fiere selvagge o se utilizzano il loro cammino spirituale (il loro potere
qualsiasi sia) per bandire/ignorare la propria aggressività e sessualità
trasformandosi in persone autoritarie, intolleranti e aggressive. “Sopprimete
le tentazioni e più nessuno si salverà” (sant'Antonio Abate) Marco,
pur non specificando come fa Matteo il contenuto delle tentazioni, ci ricorda
l’essenziale: le tentazioni non si evitano ma si attraversano; solo prendendo
coscienza della fragilità della
nostra condizione, della solitudine della nostra vita e della sterilità delle
nostre azioni, possiamo aprirci all’ accoglienza di un amore che perdona,
possiamo aprirci alla speranza. Lo
Spirito spinge Gesù nel deserto. Ma porta anche noi nella nostra Quaresima? Spesso
la intendiamo come l'occasione per migliorarci e cambiarci da soli, con in
nostri impegni e i nostri buoni propositi. Ma sarebbe fuorviante, stando al
Vangelo, non considerare l’azione dello Spirito: per Marco è Lui il
protagonista, non noi. Lo
stesso Spirito che ha guidato Gesù nei suoi quaranta giorni e nella sua opera
di evangelizzazione, dovrebbe guidare noi nel nostro cammino di conversione. Siamo
chiamati a cambiare mentalità, non è un discernimento facile, ripensiamo al
messaggio e allo stile di Gesù: in queste prime domeniche dell’anno abbiamo
avuto modo di soffermarci sul contenuto di liberazione e di speranza della buona
notizia. L'arresto
di Giovanni non intimorisce Gesù, anzi percorre Scaccia
molti spiriti, cura i malati e gli afflitti, purifica chi è emarginato a causa
delle leggi di purità, accoglie gli emarginati e li tratta con familiarità. Annuncia,
chiama, convoca, attrae, consola, aiuta. E'
una passione che si rivela. Passione
per il Padre e per il popolo povero e abbandonato della sua terra. Buona
Novella di Dio. Dovunque. Il
contenuto che Gesù offre traspare non solo nelle sue parole, ma anche nei gesti
e nella maniera di relazionarsi con le persone. Il contenuto mai è slegato
dalla persona che lo comunica. Gesù era una persona accogliente. Voleva bene al
popolo. La bontà e l'amore che traspaiono nelle sue parole fanno parte del
contenuto. Rivelare
Dio come Padre è la fonte, il contenuto e il destino della Buona Novella di Gesù.
Ci
sono alcuni aspetti che sento vibrare dentro di me, indicano con tutta
probabilità una mentalità nuova da assumere. Questa sarà la mia quaresima:
discernere ciò che lo Spirito mi sta dicendo attraverso la vita e aprirmi con
fiducia al Vangelo. Dio
è qui per guarire la vita, la mia e la tua, Dio è con te e con me, con amore. La
buona notizia che Gesù annuncia è l'amore. “Credete
al Vangelo”; vale a dire: fidatevi
dell'amore, abbiate fiducia nell'amore in tutte le sue forme, come forma della
terra, come forma del vivere, come forma di Dio. Non
fidatevi di altre cose, non della forza, non dell'intelligenza, non del denaro. Ripartire
dall'amore. Cammino
sempre nuovo straordinariamente bello e affascinante anche se difficile, non
scontato, spesso bagnato di lacrime e di sangue. …è
quaresima il tempo che abbiamo davanti! |