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Don Gianni, tu sei
stato la mia madre spirituale.
Madre, sì; quando sono stato accolto da questa Parrocchia ero ancora uno
studente; e avevo imparato a parlare di madre lingua, madre patria; persino
nello sport si dice casa madre; chi ti accoglie tra le braccia è visto come
madre, non come padre, a prescindere dal genere.
E così ti ho sempre percepito come la mia madre spirituale.
Tantissimi sacerdoti mi avrebbero accompagnato nel mio cammino di adulto
cresimato e tornato alla Chiesa molto dopo i 20 anni; di loro ho sempre scritto,
conservato, archiviato ed usato le cose belle che mi hanno insegnato.
Da Don Luigi a Don Valerio, da mia madri a i teologi che ho letto e studiato
fino a Don Giorgio, di cui conservo moltissime sue prediche per me illuminanti.
Di te non ho una sola parola.
Non una.
E mi son sempre chiesto, specie in tempi recenti, quando le cose scritte son
diventate digitali e quindi facilmente catalogabili e consultabili, come mai;
ultimamente eri diventato confidente anche di Lucia; ma mai una cosa che abbia
riportato nel mio *Libro della Religione*, come presuntuosamente lo chiamo io.
Ma l’altro giorno,
mentre mi dicevano che ci stavi lasciando, mi è venuto in mente che anche nelle
Scritture c’è un’importante figura che non hai mai detto una parola; mai.
Giuseppe.
Giuseppe ha accompagnato Gesù dal concepimento alla nascita e poi fino alla
morte; c’era sempre; ha accettato il Sì di Maria ma non ha detto niente; ha
tenuto Gesù con sé fino all’inizio della sua missione, l’ha visto in croce; ma
non abbiamo, di lui, nessuna parola.
Mai.
Ecco, Don Gianni; tu sei il mio Giuseppe.
Tu non avevi bisogno di parole; come Giuseppe eri presente e tanto bastava; il
tuo sguardo rassicurava e curava senza parlare; le tue mani erano accoglienti
senza dover accompagnare inviti, parole, moniti e indicazioni.
E quando cantavi diventavi madre, infatti; con quella tua voce né maschile, né
femminile; né da soprano né da tenore; quando cantavi non ti esibivi; non
cantavi nulla di originale, di personale.
Cantavi l’Ave Maria di Schubert con una voce che non sembrava la tua voce;
sembrava quella di un angelo.
Perché tu eri un angelo.
E non avevi voce.
Perché la tua voce era quella di Giuseppe.
Grazie di tutto, Don Gianni.
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